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Il mistero dei vestiti spariti

Il mistero dei vestiti spariti

Mancavano pochi giorni ad Halloween e Clara non vedeva l’ora di sfoggiare il suo costume nuovo. ≪T’immagini che faccia faranno gli altri, mamma?≫ chiese lei trotterellando dietro a sua madre lungo il viale affollato. Poteva quasi vedere i suoi amici aprire le bocche stupite; li sentiva esclamare “Oooh!” e “Wow!” mentre lei sfilava col mostruoso costume da zombie, lasciando cadere un occhio di gomma dalla maschera o un braccio finto dalla manica sdrucita. ≪Resteranno di stucco. Speriamo non si spaventino troppo!≫ rispose la mamma sorridendo; ma a Clara non sarebbe spiaciuto mettere un po’ di fifa ai suoi compagni di classe.

Proprio per questo la mattina seguente grid , batté forte i piedi e pianse fino a farsi girare la testa quando non riuscì a trovare il costume. Era sicurissima di averlo riposto sulla panca ai piedi del letto, eppure non era né lì, né in nessun altro posto. Aveva cercato nell’armadio, nella cesta dei giochi e persino in quella puzzolente dei panni sporchi: nulla. Poi era corsa a controllare nella cuccia di Poppy, ch’era una nota ladruncola di calzini e ciabatte. La cagnolina, offesa, aveva fatto un “Bau!” come a dire “Pretendo delle scuse!”. L’unica speranza era il papà, ma le proteste di Clara furono del tutto inutili: lui giur  e spergiur  di non aver visto nessun costume.  Che fare? Tutti i vestiti più belli erano già stati venduti. A così pochi giorni dalla festa sicuramente non avrebbe trovato un valido rimpiazzo. La bambina era sconsolata, ma la mamma ebbe un’idea geniale. ≪Faremo noi una maschera. Nessuno ne avrà una uguale e sarà terrificante, vedrai!≫ Clara era dubbiosa ma, quando vide il papà tirare fuori la pistola della colla a caldo, si consol  un poco. Disegnarono le idee con le matite colorate sui fogli, cucirono e incollarono per ore. All’imbrunire il nuovo costume era pronto; Clara era un grosso drago. Il vestito era stato messo insieme con vecchia stoffa verde e glitter colorati, gli occhi erano biglie di vetro giallo e lunghe ali erano di cartone dipinto. ≪È davvero bello! Anche meglio di quello del negozio, perché questo è unico!≫ gioì la bambina.

Era così eccitata all’idea d’esibire la maschera che quella notte si gir  e rigir  a lungo nel letto e fece fatica a prendere sonno. Ad un certo punto l’era persino parso di sentire la porta della cameretta cigolare piano, qualche asse del pavimento scricchiolare, ma non ci bad . Dopo un lungo sbadiglio sprofond  il viso nel cuscino e si addorment .

Il giorno successivo rest  di sasso: anche il vestito da drago era svanito! Il papà si grattava la testa pelata cercando di capire cosa potesse essere successo, la mamma guardava Poppy con sospetto e Clara frignava ≪Sono proprio sfortunata, capitano tutte a me!≫ Non riuscendo a scovare il costume, si rassegnarono a fabbricarne un altro. Tuttavia, la stoffa verde era finita e non avevano più abbastanza cartone da ritagliare. ≪Non importa≫ afferm  il papà che già s’era rimboccato le maniche della camicia ≪Inventeremo qualche altra cosa≫

Scarabocchiarono e accartocciarono, spillarono e tagliarono fino al tramonto. In un vecchio vestito viola e nero della mamma, accorciato per l’occasione, con molti gioielli di carta argentata e una maschera da sub colorata con le tempere, Clara era adesso la principessa di Marte. ≪Il mio primo editto è questo: i ladri sulla forca e i dolci nella mia borsa!≫ rise la bambina, facendo una sfilata in salotto davanti alla famiglia.

Quando si furono dati la buonanotte, per , un po’ d’inquietudine si pos  sul suo cuore. Sentì il petto pesante, come quando Poppy si ostinava a starle in braccio durante i temporali. E se fosse tornato il ladro di vestiti? Mancava solo un giorno ad Halloween, non sarebbero più riusciti a inventare e mettere insieme un bel costume. Così fece scivolare una piccola torcia elettrica sotto al cuscino, si sistem  nelle coperte e chiuse gli occhi. Con una mano teneva stretta la torcia, con l’altra si pizzicava di tanto in tanto la pancia per essere sicura di non addormentarsi.

Dopo un tempo che le sembr  lunghissimo sentì la porta di legno cigolare debolmente, le assi del parquet che pigolavano come pulcini: c’era qualcuno alla fine del letto! Il cuore le tamburellava forte nelle orecchie e d’improvviso ebbe molto freddo, ma la curiosità vinse la paura. Con uno scatto salt  su, a torcia accesa, strillando: ≪Chi va là?≫ Fece roteare il piccolo cono di luce gialla per la stanza, nulla le parve fuori posto. Il costume era dove l’aveva lasciato, sulla panca, parzialmente coperto dalle lenzuola che aveva scalciato via con foga; era sola. La mamma e il papà arrivarono di corsa. Una volta accesa la luce, domandarono trafelati:≪Cosa succede? È entrato qualcuno?≫≪Credevo di sì, ma…≫ Osservando meglio il costume, Clara si accorse di un fatto curioso: tutte le sue lenzuola erano rosa, eppure ce n’era uno bianco che sembrava tremolare.

Si avvicin  piano, gatton gattoni sul letto, per vedere meglio. Il lenzuolo bianco stava proprio tremando! La bambina lo colpì con la torcia e quello, con un lamento pauroso, si alz  in volo sopra la sua testa, formando una figura molto familiare. Sul lato prima nascosto c’erano tre cerchi neri che assomigliavano a due occhi tondi e una bocca spalancata, la quale proruppe: ≪Perché mi hai picchiato? Mi hai fatto male!≫ Clara, stupita, teneva a sua volta la bocca aperta come una grossa “O”, ma la serr  quando sentì due tonfi sordi ai lati del letto. Alla vista del fantasma, i suoi genitori erano svenuti. “Bell’aiuto” pens  lei, poi chiese sospettosa ≪Sei tu che mi rubi i vestiti di Halloween?≫≪Beh, sì. Scusa≫ il fantasma s’era fatto piccolo piccolo e due scocche rosse gli brillavano sotto gli occhi vuoti. ≪È solo che ad Halloween molti si travestono da fantasma e io mi sento poco originale ad andarmene in giro così. Sono solo un lenzuolo bianco! Che figura ci faccio con gli altri mostri?≫ La bambina non credeva alle sue orecchie. ≪Ma che sciocchezza! Tu sei un fantasma vero!≫≪Uguale a mille altri fantasmi, veri o finti che siano≫ replic  mogio il lenzuolino, fluttuando malinconico sul letto. ≪Comunque, quand’era così, bastava chiedere≫ aggiunse Clara, capendo ch’era inutile discutere. Salt  giù dal letto e tir  fuori alla rinfusa dei vestiti dall’armadio. Pos  sulla testa del fantasma un buffo berretto di lana rossa, gli infil  un cappotto giallo a fiori e, dopo avergli chiesto se poteva mettere le calze, gliene fece indossare alcune a strisce, spaiate. ≪Ecco una cosa che i tuoi amici mostri sicuramente non hanno mai visto: un fantasma vestito da bambina!≫ Il fantasma era entusiasta di quell’idea e ringrazi  molto la sua nuova amica, promettendo che avrebbe restituito il maltolto se avesse potuto tenere i vestiti donatigli. Clara lo vide avvicinarsi alla porta e le venne in mente una domanda. ≪Scusa, perché sei entrato dalla porta? Non puoi passare attraverso le pareti?≫ ≪Io sì, ma i tuoi vestiti no!≫ rispose lo spettro con semplicità.

Di Dominga Zarrella

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