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La piccola mummia e il cuore ritrovato

La piccola mummia e il cuore ritrovato

Siede sulle rocce ricoperte di alghe e lascia i piedi a penzoloni sulla superficie dell’acqua, sfiorandola appena appena e osservando il proprio riflesso distorto e tremolante.
Splash, splash.
Sospira e attende con pazienza l’alba – il momento in cui tutti devono tornare a nascondersi – sperando, notte dopo notte, nell’arrivo di un altro simile a lui nel cimitero.
“Piccola mummia, piccola mummia” cominciano a cantilenare gli zombie di ritorno dalla città.
Hanno le guance verdastre e labbra violacee, ma non una sola goccia di sangue fresco ha imbrattato i loro abiti vecchi e logori. Sogghignano crudeli, mettendo in bella mostra i denti affilati e scintillanti. “Cosa fai lì, solo soletto?” Lo fissano, maschi e femmine, con occhietti malevoli e gli fanno la linguaccia. “Cerchi il tuo cuore nell’acqua?” continua il più vicino. “Ma il tuo cuore è ormai polvere dentro di te, non esisterà più.
E sicuramente non assomiglia al nostro che, ogni notte, riprende vigore e batte di nuovo quando ci nutriamo.”
Gli zombie scompaiono all’improvviso, così come sono arrivati, lasciandosi dietro l’eco di risatine. Muahahaha…
La piccola mummia sospira ancora, si alza, si trascina fra le tombe, ma i fantasmi gli svolazzano attorno, quei fastidiosi moscerini…
Buuuuuuuuh!
“Dove vai, piccola mummia?” gli domandano con voce sottile. “Come riesci a camminare con quel peso che hai nel petto, le ceneri del tuo cuore ormai spento?” “Lasciatemi in pace. Sciò, sciò!” li caccia via, agitando le mani e lanciando le proprie bende per cercare di allontanarli una volta per tutte.
I fantasmi lo studiano per qualche minuto, alla fine se ne vanno borbottando.
Ma ecco sopraggiungere la coppia di mummie reali, con l’ombra del pesante trucco nero attorno agli occhi, sulla pelle del viso avvizzito e tirato sugli zigomi sporgenti. “Tsk, avrebbero dovuto imbalsamare il tuo cuore affinché si conservasse nel tempo” tuona altezzoso il Faraone, bloccando ogni via.
“Che te ne fai adesso, di un misero mucchietto di cenere?”
La piccola mummia stringe le braccia al petto, colpito da quel commento. “Anche voi mi trattate male, ce l’avete col mio cuore” mormora. “Ma non è colpa mia, se son nato così!”
Le due mummie si scambiano un’occhiata, poi sorridono in modo grottesco rivelando denti grigiastri e labbra ormai inesistenti.
Non può far altro che scappare a gambe levate, sconsolato.
Anf, anf, anf…
Corre senza guardare, per cancellare il dolore dalla sua mente e non si accorge di essere finito nel bel mezzo di una battaglia tra scheletri e demoni. “Ehi, ragazzino, sta’ attento!” lo avvisa un demone privo di occhi e con un gran paio di ali nere sulla schiena, indicando il mazzo di carte al centro del tavolo. “Stiamo giocando la mano decisiva. È questione di vita o di morte!” Gli altri scoppiano a ridere sguaiatamente.
“Vuoi unirti a noi?” gli chiede uno scheletro con un sigaro fra i denti. “Si rischia il tutto per tutto.”
L’altro scuote la testa così tanto che sembra quasi che stia per staccarsi dal collo, imbarazzato.
“Mi dicono che io non abbia cuore per poter davvero esistere, figuriamoci se posso permettermi di giocare con voi.”
Un secondo demone con troppe braccia attaccate al corpo gli punta una delle dita contro.
“Dì un po’, giovanotto, davvero non ti dà fastidio andartene in giro con quel peso inutile nel petto? Qui nessuno ha più un cuore, a parte gli zombie che a volte lo usano. Non ti costerebbe meno fatica liberartene per sempre?”
Sull’orlo delle lacrime corre a perdifiato ai confini del cimitero, all’ombra delle ultime lapidi circondate dall’edera. Da lì può vedere tutti gli abitanti del Camposanto.
Sa che tutti stanno ridendo di lui e, be’, lui… piange.
Sob, Sob, sniff, sniff, uaaaaaaah…
Si sente solo, abbandonato, gli altri gli rivolgono commenti terribili. Perché, oh perché, non c’è nessun altro come lui, in quell’inferno terreno? Dopo un po’ si asciuga le lacrime e rivolge gli occhi attratto dal colore del cielo: il sole sta per sorgere, la luna sta pian piano impallidendo e l’orizzonte si tinge di un rosa sfumato.
Dovrebbe tornare subito alla sua tomba, ma qualcosa lo blocca. Rimane immobile a fissare le linee orientali del panorama: i primi raggi di sole lo affascinano, lo ipnotizzano.
Oooh, che meraviglia!
Per la prima volta, dopo secoli e secoli, il suo corpo arde come la fiammella di una candela.
Tanto calore.
Troppo calore.
Il sole, sapete, è letale per le Creature della Notte: comincia infatti a prendere fuoco. Mentre il suo petto brucia, insinua una mano sotto le costole alla ricerca di quel muscolo misterioso.
Lo estrae lentamente dal petto fumante e lo osserva nel palmo della mano. Non è un mucchietto di cenere, né qualcosa di ancora vivo, pulsante di emozioni e sangue. Non pesa, sembra di carta e, con la stessa rapidità pare incendiarsi davanti ai suoi occhi, bruciando fino a dissolversi in ogni sua minima parte.
Wooooooooosh!
Sente la Morte formicolargli perfino nelle bende putrefatte, la Signora con la Falce lo sta venendo a prendere…
“Osservate, gentaglia, osservate, ecco il mio cuore tanto odiato” grida a pieni polmoni Tutankhamon, mentre le fiamme carbonizzano l’esserino. “C’è sempre stato e voi non lo avete amato né compreso, il mio cuore nero! Me lo sono dovuto cavare con tutta la forza che ho per provare che esiste!”

Di Jessica Tommasi

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