La scuola al megafono - Ocarina Player
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THE POND

"Gugù, la scuola al megafono"

Il nuovo progetto che sta tra una scuola e un evento sonoro comunitario in tempo di Covid

07/05/20 Educare i bambini

In questo periodo di profonda incertezza e difficoltà in cui le esigenze dei bambini vengono spesso messe in secondo piano, ci sono per fortuna insegnanti e educatori che studiano modi creativi per stare vicini ai loro studenti, utilizzando metodi alternativi alle piattaforme online non sempre funzionali ed accessibili a tutti. 

Con questo intento è nata a Rimini “Gugù, la scuola al megafono”, un’iniziativa unica nel suo genere a livello europeo. Il progetto come raccontano le due ideatrici Alessandra Falconi e Elisabetta Garilli, sta a metà strada tra la scuola a distanza e un evento sonoro comunitario.  A partire dal 25 aprile scorso per 50 giorni dagli altoparlanti del ristorante Artrov, alle 13 di ogni giorno, viene mandata in onda una traccia audio di 5 minuti composta dalle voci dei bambini, delle bambine, delle maestre e degli operatori del progetto. Ogni traccia contiene un allegro jingle iniziale («Ecco qui la nostra scuola: a Rimini vola! Presto, bambini, al balcone si va: dalla finestra si ascolta e si fa»…) preludio di nuove sorprese.

Giorno dopo giorno, le tracce sono composte anche da piccoli indovinelli, inizi di filastrocche da imparare a memoria, osservazioni del cielo per micro progetti di scienze, incipit di racconti e poesie ma anche tanta musica.  Gli audio diffusi dal megafono sono in dialogo virtuale anche con le piattaforme classroom: i bambini potranno proseguire le attività lanciate “on-air”, discuterle con le maestre e tra compagni. E proporne di nuove: i genitori saranno invitati a usare un numero di whatsapp per brevi messaggi vocali (massimo 15 parole) in cui i bambini e le bambine  potranno raccontare qualsiasi cosa vorranno.  

Per ora al progetto hanno aderito la scuola dell’infanzia Gambalunga e la primaria Ferrari, del centro storico. Ma altre se ne stanno già aggiungendo. 

La nonna che prepara il pranzo, il papà affacciato alla finestra, i bambini nelle terrazze, vivono e condividono questa esperienza sonora che magicamente è diventata anche un luogo per consolidare il tessuto multietnico di questa zona del centro cittadino e riconnettere i bambini isolati da questa emergenza sociale. Possono beneficiarne in modo particolare tutti gli studenti più svantaggiati che in questo periodo finiscono per rimanere indietro a causa della mancanza di dispositivi per seguire la didattica a distanza. Non è un caso che “La scuola al megafono” sia stata ispirata al grande Alberto Manzi, maestro televisivo della trasmissione di Non è mai troppo tardi. Il nome Gugù proviene infatti dal folle personaggio letterario dell’omonimo romanzo di Manzi, che vive nelle favelas brasiliane e fa scuola con ciò che ha a disposizione.“L’obiettivo del progetto – racconta Falconi, capofila di progetti educativi internazionali e responsabile anche del Centro Alberto Manzi di Bologna – è appunto quello di poter fare scuola con ciò che si ha a disposizione”.

Preziosa è la supervisione e composizione musicale  dell’artista Elisabetta Garilli, pianista, compositrice, educatrice musicale, Premio Rodari nel 2018 nella sezione “fiabe e filastrocche”. Garilli, che è anche fondatrice del Garilli Sound Project (gruppo cameristico moderno che sviluppa progetti di sperimentazione di nuovi linguaggi musicali anche con strumenti convenzionali), ha realizzato le musiche e jingle del progetto e si occupa di assemblare le tracce audio WMA in MP3, i materiali eterogenei con le voce dei bambini e delle bambine e di tutte le maestre…

“Sono stata felicissima di partecipare a questa iniziativa – ha spiegato Garrilli- perchè tutti i bambini meritano non soltanto la bellezza e il gioco, ma anche un ascolto autentico, non passivo, delle loro voci, dei loro pensieri, delle loro emozioni capaci di smuovere, muovere e commuovere anche l’adulto più restìo”. Una affermazione che noi di Ocarina condividiamo, nella speranza che arrivi un tempo in cui possano essere sempre più proposti percorsi formativi per l’infanzia che utilizzano metodi alternativi come attività di gioco, ascolto e produzione musicale.