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80 anni di Nazioni Unite: perché questa data conta anche per il futuro dei nostri bambini

26/06/25 Consigli ascolto Ocarina

Il 26 giugno 2025 ricorrono gli 80 anni dalla firma della Carta delle Nazioni Unite, il trattato che ha sancito la nascita dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), fondata con l’obiettivo di mantenere la pace e la sicurezza internazionali, promuovere i diritti umani e favorire la cooperazione tra i popoli.

Alla ratifica della Carta di San Francisco, l’ONU contava 51 Stati membri. Oggi ne riunisce 193, in nome del principio comune del dialogo tra nazioni sovrane.

“Non è perfetta, ma è meglio di qualunque alternativa”, ha dichiarato il Segretario Generale António Guterres, nel discorso di apertura delle celebrazioni ufficiali, sottolineando che “il nostro mondo ha bisogno di cooperazione, non di conflitto. Ha bisogno di regole condivise, non di potere arbitrario”.

Si tratta di una ricorrenza significativa anche per chi si occupa di infanzia, educazione e relazioni genitoriali, perché richiama i fondamenti stessi di un mondo più equo, pacifico e orientato al benessere delle generazioni future.

Il ruolo dell’ONU nella tutela dell’infanzia

Uno dei principali contributi dell’ONU in materia di diritti umani è stata la promozione della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (1989), oggi ratificata da quasi tutti gli Stati del mondo. Il documento sancisce diritti fondamentali come quello alla sopravvivenza, alla protezione, all’istruzione, all’espressione e alla partecipazione.

Accanto a questo strumento giuridico, agenzie come l’UNICEF, che opera specificamente a tutela dei bambini e delle bambine, e l’UNEP, impegnato nella protezione ambientale, rappresentano due pilastri dell’azione delle Nazioni Unite per costruire un futuro più sostenibile, sicuro e inclusivo.

L’educazione alla pace inizia nei primi anni

Promuovere la cultura della pace e del rispetto dei diritti umani non è compito esclusivo delle istituzioni internazionali: è un processo che inizia già nei primi anni di vita, attraverso l’educazione, l’ascolto, la relazione affettiva e la cura. Le competenze relazionali, la gestione dei conflitti, l’empatia e la solidarietà sono abilità che si costruiscono giorno dopo giorno, nella quotidianità familiare, nei contesti educativi, nel gioco condiviso.

Educare alla pace significa anche offrire ai bambini esperienze di ascolto profondo, contatto emotivo e scoperta del mondo. La musica, il racconto, il dialogo sono strumenti potenti in questo percorso.

Il valore delle regole condivise in un mondo in crisi

In un tempo segnato da crisi e conflitti — come le guerre in Ucraina e in Palestina, che colpiscono in modo tragico le popolazioni civili e, in particolare, i bambini — il richiamo al rispetto del diritto internazionale appare quanto mai urgente.
Un mondo in cui prevale la logica della forza non è compatibile con la costruzione di una società orientata al benessere dell’infanzia e alla protezione dei più vulnerabili.
È essenziale riaffermare l’importanza di regole comuni, giustizia e responsabilità collettiva.

Educare oggi con uno sguardo al domani

Il lavoro educativo, il sostegno alla genitorialità, la promozione dell’ascolto e del gioco libero sono atti che partecipano, nel quotidiano, alla costruzione di un futuro più equo e umano.
In questo senso, anche chi si occupa di strumenti culturali per l’infanzia — come nel nostro caso, con il progetto Ocarina Player — ha la responsabilità di fornire strumenti che favoriscano la crescita, la consapevolezza e la libertà espressiva dei bambini, in maniera inclusiva.


Ricordare oggi gli 80 anni dell’ONU significa rinnovare un impegno condiviso: costruire un mondo più giusto, a partire dai primi anni di vita.
Perché l’educazione alla pace non è un’utopia astratta, ma una pratica concreta, che comincia nelle relazioni quotidiane, nella cura, nell’ascolto, nel rispetto reciproco.