Musica e autismo - Ocarina Player
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THE POND

Musica e autismo

Intervista al dott. Ettore Caterino: "La musica è una forma di comunicazione in grado di superare le barriere della discriminazione"

27/01/22 Educare i bambini

La musica ha una dimensione interattiva che provoca piacere e che fa incontrare e condividere emozioni.
Lo dice Ettore Caterino, neuropsichiatra infantile, musicista, promotore di molti progetti educativi che hanno lo scopo di favorire i processi di inclusione ed apprendimento dei bambini con disturbo dello spettro autistico. Il dott. Caterino è responsabile della rete Aziendale Autismo dell’Azienda USL Toscana sud – est con cui Ocarina ha attivato una collaborazione – nell’ambito del progetto Ocarina (re)player – mettendo a disposizione una dotazione di lettori musicali ricondizionati per le loro attività educativo-ricreative. 

Spesso il successo dei brani musicali va oltre le frontiere e suscita nelle persone emozioni indipendentemente dal contesto in cui vengono ascoltati. Ciò è la riprova che la musica è un linguaggio universale in grado di superare le barriere tra gli individui. Questo vale anche nel  lavoro con i bambini con disturbo dello spettro autistico: la musica può aiutare loro a comunicare e facilitarli nel creare relazioni con l’esterno?

Prendersi cura di un bambino autistico significa anche prendersi cura del contesto in cui vive (famiglia, scuola) aiutandolo a creare interazioni adatte al suo sviluppo. Nelle nostre strutture ci facciamo carico e supportiamo quindi tutto l’eco sistema che gira intorno ai bambini. In questo lavoro, la musica diventa un elemento fondamentale, un vettore di comunicazione naturale, che ci accompagna fin dalla nascita e che se ben coltivato può aiutare a stabilire relazioni a vari livelli. Quando un bambino autistico sceglie una canzone o preferisce una tonalità rispetto ad un’altra, già mette in atto una comunicazione che permette ai genitori, agli insegnanti, ai coetanei di avvicinarsi, di comprendere i suoi gusti  e capire che cosa seleziona il suo cervello, anche nel caso dei bambini che non parlano.

La musica diventa così un humus di crescita; in quanto sistema amodale, ovvero senza codici strutturali, ha una dimensione interattiva che provoca piacere e che fa incontrare. Se balliamo insieme a qualcuno, ci si imita, si entra in relazione. Allo stesso modo se balliamo o semplicemente ascoltiamo la musica con i bambini autistici, abbiamo la possibilità di entrare in relazione con loro, scoprirci, condividere le nostre emozioni

Oltre a favorire le relazioni, la musica può costituire una metodologia di apprendimento diversa da quelle utilizzate tradizionalmente?

La musica scandisce le relazioni ma anche i momenti della giornata, costruendo significati del tempo e dello spazio. E’ importante che il bambino sappia che a scuola si ascolta una determinata musica, diversa da quella che ascolterà nel pomeriggio a casa con la mamma, così dopo cena, prima di andare a letto con il papà…In questo modo la musica rappresenta una forma di apprendimento del tempo. 

L’ ascolto di canzoni o audio storie aiutano inoltre lo sviluppo del linguaggio. Nel lavoro con i logopedisti e gli psicologi i bambini autistici spesso ascoltano ripetutamente lo stesso pezzo di un brano musicale e successivamente amano registrarsi mentre provano a ricantarlo. Questo permette loro di essere consapevoli del proprio linguaggio e anche aumentare la produzione linguistica.

Uno tra gli ultimi progetti educativi che ha realizzato è il musical “Tommy” un’idea curata da lei e dall’associazioni dei genitori Iron mamme di Grosseto. Quale è l’obiettivo del progetto? Chi vi ha partecipato? 

“Tommy” è la prima opera rock della storia, realizzata dagli Who nel 1969, che racconta la vita di un ragazzo che per un trauma subito in famiglia, diventa cieco, sordo e muto.  “See me, feel me, touch me, heal me!” così implora nel ritornello Roger Daltrey, il frontman della band. 

Tommy  nel corso del proprio disagio fisico viaggerà con la fantasia e l’immaginazione creando un mondo personale e parallelo a quello reale. Solo quando il ragazzo, ormai, avrà completato il proprio percorso naturale fatto di esperienze vissute, a modo suo riuscirà a realizzarsi  a diventando un campione nel gioco del flipper.

Abbiamo scelto di portare in scena questo musical perché  parla di una storia di riscatto; il nostro intento è infatti quello di valorizzare l’autismo, non solo come malattia ma anche mettere in evidenza talenti e competenze, possibilità di inclusione del mondo reale e artistico.

Allo spettacolo hanno partecipato 30 artisti tra musicisti, genitori e bambini autistici, una grande soddisfazione e un grande risultato, a riprova del fatto che è possibile superare ogni barriera quando il linguaggio diventa comune.